Quaresima 2020. Il Messaggio del Vescovo

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La Comunità cristiana è invitata ad accogliere la Quaresima tempo che precede la Pasqua del Signore quale tempo che vuole farci comprendere da cosa Cristo ci fa risorgere: dalla polvere e dalla cenere. I quaranta giorni di questo tempo liturgico ci ricordano il tempo di prova, di conversione, del popolo d’Israele peregrinante nel deserto mentre procedeva con grande travaglio nutrito solo dalla manna anticipazione dell’Eucaristia. Ricorda anche i quaranta giorni trascorsi da Mosé sul Sinai avvolto nella gloria di Dio, i quaranta giorni di Elia verso l’Oreb, nutrito nient’altro che da una focaccia e da una borraccia d’acqua portatagli dall’angelo e, soprattutto, i quaranta giorni di Gesù nel deserto, messo alla prova nelle tentazioni.
È tempo di ascesi che è la “lotta più dura di ogni battaglia degli uomini” (A. Rimbaud), che ci aiuta a comprendere che noi siamo umani, fragili e piccoli e che in questa nostra umanità Dio, non solo sceglie di farsi uomo in mezzo a noi “donandoci” Suo Figlio Gesù Cristo (cf. Gv 1, 1-18), ma decide di attraversare la sofferenza estrema con la morte in croce, il “servile supplicium” (Tacito) degli schiavi, degli scartati. Il messaggio che giunge dal Crocifisso è che la sofferenza, il fallimento della morte è fonte di vita. I cristiani dei primi secoli hanno vissuto la religione di Gesù con la convinzione e la gioia che essi stavano offrendo qualcosa di completamente nuovo al mondo: la “follia di Dio” e la “debolezza di Dio”. Dobbiamo riscoprire questa freschezza!
La croce è una storia di un amore eterno e incondizionato di Dio, dove Egli – oltre che a lavorare con “mani d’uomo” o a pensare e ad agire con l’intelligenza umana – ha soprattutto amato con “cuore d’uomo” (GS 22). La Quaresima è comprendere, dunque, che sulla croce Dio si lascia umiliare per noi perché solo così “porta a compimento il suo amore senza condizioni e colmo di speranza” (J. Moltmann).
L’amore manifesto della croce – ci ricorda il Papa nel messaggio per la Quaresima – non è un evento storico del passato ma un evento che si rinnova continuamente nei nostri cuori e ci rende partecipi, poiché – oltre all’Eucarestia, quale segno memoriale della morte e risurrezione di Gesù – “la potenza dello Spirito Santo è sempre attuale e ci permette di guardare e toccare con fede la carne di Cristo in tanti sofferenti” (Papa Francesco). La nostra fede deve cominciare laddove l’indifferenza dominante verso Dio emargina la Sua presenza nel mondo. La fede dei credenti autentici prende inizio da quella “crudezza” e “potenza” che è nella notte della Croce sul Golgota, dalla tentazione, dal dubbio che ci inquieta.
Mettere, dunque, il Mistero pasquale al centro della vita “significa sentire compassione per le piaghe di Cristo crocifisso” presenti nel povero, nell’anziano, nell’ammalato, nel profugo, nel giovane in cerca di futuro e in tutti quegli uomini che quotidianamente si confrontano con le sofferenze della nostra epoca.
Due cose vorrei dire a tal riguardo. La prima è un incoraggiamento per i “sofferenti”: non sentitevi mai soli! Cristo – attraverso la croce – ha provato la sofferenza più atroce e con voi e per il vostro amore la condivide e vi concede, tramite la sua Chiesa e lo Spirito Santo, forza e speranza. La seconda è un invito per tutti noi nel dire che avere compassione per le piaghe di Cristo crocifisso non significa starsene inerti a guardare e a compiangere; provare compassione – espressione che gli evangelisti in greco chiamano “splanchnon” – vuol dire avere un atteggiamento che provoca un coinvolgimento profondo, tanto da causarne un’azione. Nella parabola del Figliol prodigo Luca ci mostra un Padre che, vedendo il figlio arrivare, non aspetta che questi parli e gli chieda scusa, ma che si getta al collo e lo bacia (cf. Lc 15,20). L’invito a non lasciarsi condizionare dai pregiudizi, dall’indifferenza e dai rancori, ma di agire nel fare il bene. La Quaresima va intesa quale tempo che scuote l’animo, per amare il nostro prossimo senza alcun “ma” e alcun “se”.
È per tali ragioni che è mio desiderio, in questo “tempo santo”, visitare nelle quattro foranie – durante i venerdì di Quaresima – alcune realtà delle comunità dove si manifestano maggiormente situazioni di povertà e sofferenza; tra questi ricordo il carcere, l’ospedale, gli ospizi, le scuole, le famiglie bisognose e tutti coloro che vivono situazioni di disagio. Voglio far sentire a questi fratelli la prossimità del vescovo, della Chiesa. Inoltre, incontrerò gli operatori pastorali nelle quattro foranie per una riflessione sulla santità e l’Eucarestia perché: “condividere la Parola e celebrare insieme l’Eucaristia ci rende più fratelli e ci trasforma via via in comunità santa e missionaria”. (Gaudete et exultate, 142)
Aver com-passione del prossimo necessita, oltre che di un’azione concreta di aiuto, anche dell’assidua meditazione della Parola di Dio contenuta nelle Scritture e della preghiera. Pregare e meditare le Scritture ci aiutano a comprendere che dare da mangiare l’affamato, da bere l’assetato, accogliere lo straniero, vestire chi è nudo e donare del tempo per visitare gli ammalati e i carcerati, significa farlo al Signore stesso (cf. Mt 25, 35-41).
Oltre alla preghiera e alle opere buone approfittiamo del tempo di Quaresima per praticare il digiuno, poiché “non di solo pane vive l’uomo” (cf. Dt 8,3; Mt 4,4; Lc 4,4). Il digiuno aiuta a “spogliarci” di noi stessi e del nostro egoismo e a vivere “per l’altro”, perché abbiamo bisogno di vivere per l’altro.
Non va neppure trascurata la partecipazione alla Celebrazione Eucaristica. L’essenzialità della fede cristiana è nell’Eucarestia, poiché l’Eucarestia è quel sacramento, “quel segno”, della passione e morte del Signore, della risurrezione e della nostra redenzione. L’eucarestia è “fonte e apice di tutta la vita cristiana” (LG 11), della cui forza la “Chiesa continuamente vive e cresce” (LG 26). Sempre più oggi ci chiediamo “come” rispondere alle esigenze nei nostri tempi, trascurando, a volte, di partire dall’essenza della nostra fede, e cioè dall’Eucarestia.
La Chiesa stessa è originata e nasce dall’Eucarestia. La Chiesa vive di Eucarestia. La Chiesa si arricchisce nell’Eucarestia. Per tale motivo vi annuncio che il XXXIX° Convegno Ecclesiale della nostra amata Diocesi di Ariano Irpino – Lacedonia, metterà a tema proprio l’Eucarestia.

Vi benedico paternamente.
Ariano Irpino, Mercoledì delle Ceneri 2020.
+ Sergio Melillo, vescovo

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