Celebrazione del transito di San Gerardo Majella. L’omelia del Vescovo

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Celebrazione del Transito di San Gerardo Maiella cssr Santuario di Materdomini (Caposele) 15 ottobre 2018
(Sap 4,7 – 15; Mt 11,25 -30) «Grazia e misericordia sono per i suoi eletti e protezione per i suoi santi» (Sapienza 4,15)

Cari amici pellegrini, cari padri redentoristi, sacerdoti, religiosi, srtimate autorità civili e militari, comunità di Carife,
Questa sera ci ritroviamo insieme a riflettere e a pregare contemplando la vita di un santo cui ci lega una sincera devozione. I fedeli della mia Diocesi di Ariano – Lacedonia, della comunità di Carife che offre l’olio che arderà tutto l’anno dinanzi alla tomba del Santo ne sono la testimonianza. Il Vangelo ci ha fatto ascoltare la preghiera che Gesù che si rivolge al Padre, Signore del cielo e della terra, del cosmo e della storia. È una preghiera accorata che racchiude il senso della vita del Figlio, è preghiera di lode e di ringraziamento. È la sorgente del Vangelo e del Mistero d’Amore della Misericordia di Dio, della nostra Redenzione. Dell’assoluta sovranità dell’amore di Dio e nella sua volontà di salvare l’umanità. Il Padre si è voluto rivelare non ai sapienti, agli scribi ma alla gente comune, non si è rivelato all’elitès religiose del tempio di Gerusalemme. Gesù nella preghiera pensava alle donne, la gente semplice di Gerusalemme. Il tema della lode rientra proprio nella proclamazione del Regno, ai poveri, ai semplici ai declassati d’Israele. Gerardo Maiella è tra di loro, è il «fratello inutile». Egli nacque il 6 aprile 1726 a Muro Lucano ed ebbe un’infanzia difficile. La povertà era l’unica cosa che non mancava mai nella sua casa. La sua vita riflette questo attaccamento ai poveri nei quali vede Gesù Crocifisso. Il programma di vita del giovane religioso redentorista, figlio di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, era l’obbedienza e il servizio, alimentati dalla preghiera e dall’Eucarestia e dalla devozione filiale alla Madonna. Il lavoro a cui da buon consacrato si applicava era la preghiera. Collaboratore di Dio perchè questo amore di cui si apprende l’arte davanti al tabernacolo, si trasfonde nell’amorevole collaborazione con l’uomo con gli ultimi i poveri… tra i quali oggi penso alle famiglie in difficoltà, alle madri, ai giovani, agli anziani, a senza lavoro, ai migranti… ai nostri paesi che vivono una diaspora e un’ ‘inverno’ demografico. La Grazia ci raggiunge come un dono ma noi dobbiamo collaborare affinchè la Grazia cresca in noi e ci santifichi. La preghiera di Gesà rivolta la Padre esprime questa necessità di convertirci ai poveri come Gerardo sono benedetti da Dio. La vita di San Gerardo va letta, dunque, nella prospettiva del Cristo Crocifisso, dell’uniformarsi alla volontà di Dio. Scriveva in una sua lettera: «non serve a spiegarti le mie pene, perchè le so e le miro in Dio» (1754). Era un cacciatore di anime, un mistico «sotto acqua e sotto vento» attraverso il nostro mezzogiorno, la terra di mezzo, la terra dell’osso, una terra dolce e amara! Nel suo breve corso terreno ha disseminato negli innumerevoli incontri, segni di grazie per i derelitti e gli abbandonati. Il suo programma era «Amare assai Iddio, unito sempre a Dio. Far tutto per Dio. Amare tutto per Dio. Conformarmi sempre al suo santo volere…». Una spiritualità semplice e dolente, efficace a far sperimentare il Mistero di Dio, del Suo Corpo flagellato din un Redentore che ci ama. Gerardo trasmette una fede plasmata dall’incontro con Cristo, con le Sue piaghe, tra gli anfratti cupi della vita…. i lazzari e gli ultimi, quei « poveri,- che – ci vuol poco a farli comparir birboni» (A. Manzoni). Con loro san Gerardo condivideva la vita, toccava il cuore, parlava di Gesù e fasciava ferite! Oggi continua a parlare a dirci come dice Papa Francesco che «L’imperativo di ascoltare il grido dei poveri si fa carne in noi quando ci commuoviamo nel più intimo di fronte all’altrui dolore». (Ev Gaudium 193) «Tutta la nostra perfezione consiste nell’amare il nostro amabilissimo Dio: Charitas est vinculum perfectionis. (Col. 3.14). Ma tutta poi la perfezione dell’amore a Dio consiste nell’unire la nostra alla sua santissima volontà» ( s. Alfonso dè Liguori, Uniformità alla volontà di Dio). La vita di Gerardo ci dice che non possiamo aspettare che il mondo sia santificato per l’azione della Grazia senza la nostra umana collaborazione, dobbiamo noi stessi impegnarci negli ambiti della vita, tra le emergenze più preoccupanti affinchè la rdenzione di Cristo sia estesa a tutte le anime. La sua breve esistenza si concluse nella sua celletta, quì a Materdomini. La luce si spense il 16 ottobre 1755, per riaccendersi subito nei cuori e nella devozioni di tanti. Gerardo negli ultimi giorni di vita, esprimeva con umiltà e confidenza al Signore i sentimenti che avevano governato la sua esistenza: «Signore, voi sapete che quanto ho fatto ed ho detto, tutto l’ho fatto e detto per onore e gloria vostra: ora me ne moro contento. » Se la morte appare come un sfida radicale al pensiero umano questa sfida ci invita a riflettere. È come un sentinella che fa guardia al Mistero. È il ‘vallo estremo’ dell’umano. (Eugenio Montale). Questo Mistero d’Amore in Cristo e nella devozione a Maria, san Gerardo visse e testimonio nella sua sua breve giornata terrena. Sia lodato Gesù Cristo!
+ Sergio Melillo

Diocesi <br>Ariano Irpino - Lacedonia

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