Carissimi presbiteri,
la recente pubblicazione del Direttorio della Catechesi – del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione – trova fondamento nelle parole di Papa Francesco: «Abbiamo riscoperto che anche nella catechesi ha un ruolo fondamentale il primo annuncio o “kerygma”, che deve occupare il centro dell’attività evangelizzatrice e di ogni intento di rinnovamento ecclesiale […] È l’annuncio che risponde all’anelito d’infinito che c’è in ogni cuore umano».
Ne emerge la consapevolezza che è urgente un rinnovamento dell’annuncio che non può essere solo un semplice cambiamento di strategia pastorale.
La Chiesa non vive più in un regime di cristianità ma in una società secolarizzata, in cui il fenomeno della lontananza dalla fede è aggravato dal senso del sacro ormai perduto e da una messa in discussione della scala dei valori cristiani.
Molti fedeli non sono più convinti di ciò in cui ‘credono’, o consapevoli dei fondamenti della fede che, a volte, può apparire non sostenuta da un’esperienza autentica.
Il Direttorio tocca anche la necessità di una rinnovata valorizzazione dei segni liturgici dell’iniziazione cristiana, la progressiva maturazione del processo formativo in cui tutta la comunità è coinvolta, il legame tra evangelizzazione e catecumenato, l’inserimento progressivo nel mistero della fede. Esprime il bisogno di una catechesi con un punto di forza nell’incontro che coinvolge catechista e chi viene catechizzato e permette di sperimentare la presenza di Dio nella vita.
L’appuntamento annuale del nostro convegno pastorale, quale consueta sosta di riflessione, si situa nel percorso di una lettura sapienziale del tempo che viviamo.
Un tempo di svolta epocale, anche a causa della pandemia del Coronavirus. Registriamo un cambiamento di passo e di prospettiva, che ha messo a nudo tante fragilità. Ci è richiesto di avere, ancor di più, a cuore l’annuncio del Vangelo partendo dai fondamentali pilastri della catechesi, della liturgia, della carità, pensando al futuro delle nuove generazioni tra le emergenze di questo tempo con la crescita delle povertà, delle solitudini, con lo ‘svuotamento’ dei nostri paesi ma con coraggio leggere, con uno sguardo di fede, i segni dei tempi.
Il Convegno Pastorale Diocesano ancora una volta vuole farci così rimboccare tutti insieme le maniche per intraprendere, nelle complessità che viviamo, il nuovo anno pastorale.
Il lavoro del Convegno è aprire orizzonti di confronto e di crescita perché la nostra pastorale possa essere più agevole e fruttuosa.
Ne avvertiamo oggi, ancora di più, l’esigenza in un particolare frangente storico a seguito della pandemia, da ciò che ha prodotto e produrrà da un punto di vista sociale, economico, ecclesiale.
Bisogna ripartire in sicurezza, ma anche senza paura, consapevoli che anche la pastorale è messa alla prova ed ha bisogno di nuove motivazioni e di un nuovo orientamento.
Lo scorso 5 febbraio 2020 ho incontrato molti di voi impegnati negli uffici pastorali a Mercogliano presso l’Istituto delle Suore Benedettine per un momento di verifica e confronto in vista del nuovo anno pastorale. A causa del lock-down non è stato possibile ripetere l’incontro il 18 marzo successivo, ma già in quella occasione ho potuto fare mie alcune considerazioni che sono alla base di questa proposta.
In quella sede emergeva l’esigenza di un cammino organico per la nostra Chiesa particolare, di una progettualità nel tempo che ci faccia andare all’essenziale e semplifichi le nostre agende pastorali, spesso troppo intasate.
Ed è proprio di un cammino così che abbiamo bisogno, di un lavoro che ci veda protagonisti insieme ai nostri fratelli laici per ritornare all’essenziale: formare cristiani, non “uomini religiosi”, ma discepoli del Maestro che ci ha conquistato il cuore – diceva Bossuet – «la Chiesa è il Cristo diffuso e comunicato» … questo è il compito che sempre ci attende ed è la nostra comune responsabilità.
Aiutati nella riflessione dal carissimo Don Alessandro Amapani teologo e pastoralista, il convegno ci aprirà le porte ad un triennio che avrà come centro l’Eucaristia, non considerata solo nei suoi aspetti strettamente liturgici e sacramentali, quale stile di vita per una sequela personale e comunitaria.
Questo triennio dovrà aiutarci a rifondare e a ricomprendere una “ecclesiologia eucaristica” in cui ogni battezzato possa trovare il proprio posto nella Celebrazione, come nella vita della Chiesa.
Il Convegno accenda quell’entusiasmo delle ripartenze e quella sana ansia pastorale il bisogno di ricongiungere riflessione e azione, idealità e sguardo concreto sulla realtà.
Come già programmato prima del lock-down, il Convegno si terrà ad Ariano presso l’Istituto scolastico “Pasquale Stanislao Mancini” in località Cardito nei pomeriggi dal 27 al 29 agosto p.v.
Domenica 30 agosto nel pomeriggio concluderemo il Convegno e apriremo il cammino triennale con una Celebrazione Eucaristica, le cui modalità vi saranno al più presto comunicate, così come il programma dettagliato del Convegno stesso.
Ho deciso, pertanto, di incontrare per una riflessione condivisa il consiglio presbiterale, prima di metterci all’opera. Per questo ci ritroveremo con i membri del consiglio presbiterale venerdì 17 luglio – dalle ore 9,30 alle 12,30 – presso la “Casa Luigi Novarese” di Valleluogo.
Intanto vi unisco, le schede di programmazione del triennio che Don Alessandro su nostra indicazione ci ha proposto e che grazie all’impegno di tutti potrà “farsi cammino per la nostra Chiesa.”
Carissimi sono felice di rincontrarvi per condividere con voi l’attesa, la fatica, le speranze, i dettagli di questo percorso, sapendo che camminando si apre il cammino e che, al termine del triennio, a Dio piacendo, è mio auspicio di celebrare il congresso eucaristico diocesano.
Il Signore ci benedica e ci conduca tutti, pastori e gregge, alla conoscenza sicura del Suo Amore e della Sua Volontà.
Con paterno affetto
+ Sergio Melillo, vescovo