Lettera del Vescovo ai Catechisti, agli Insegnanti di Religione e agli Operatori Pastorali: “Andiamo con gioia a lavorare nella Vigna del Signore”

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Carissimi catechisti, insegnati di religione e operatori pastorali,

Carissimi fratelli e sorelle!

«Ringrazio continuamente Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni…» (1Cor 1, 4.6).

         Le parole dell’Apostolo Paolo ci incoraggiano all’inizio dell’anno pastorale. È il tempo di andare a lavorare nella vigna del Signore (cf Mt 21,28) con gioia e gratitudine verso un Padre che ci chiama a portare frutto e affinché il nostro frutto rimanga (cf Gv 15,16).

         La stagione autunnale con i suoi colori invoglia a meditare sul senso della vita, a ‘potarne’ i tralci secchi che spunteranno con nuove gemme a primavera. In autunno «C’è il sole tra le foglie gialle…»(F. Garcìa Lorca),è luce ai nostri passi per annunciare su strade nuove una fede che non muta.

         È questa la vera gioia di chi ha incontrato il Signore e sa di essere stato strappato dalla fede agli ‘artigli’ dell’angoscia, della noia, della tristezza, dell’indifferenza e si sente proteso verso una comunità che ha bisogno dell’apporto di tutti. È la gioia di conoscere la Chiesa che «non è una dogana; ma è la casa paterna, dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa» (EG 47). Una gioia che deve sostenerci nel servizio generoso nelle parrocchie.

         Nel convegno pastorale quest’anno ci siamo interrogati su: «Adamo dove sei?» (Gn 3,9) per una riflessione sull’uomo contemporaneo nella sua complessità, per rileggere con uno sguardo nuovo il cammino dell’iniziazione alla vita cristiana.  

         Siamo consapevoli d’essere nel mezzo di un vorticoso ‘cambiamento d’epoca’ e vediamo tanti segni che danno speranza«è il contesto– afferma il Santo Padre – dentro il quale siamo chiamati a lavorare per far crescere il Regno di Dio (cf Gv 4, 35-36). Quanta povertà e solitudine purtroppo vediamo nel mondo di oggi! Quante persone vivono in grande sofferenza e chiedono alla Chiesa di essere segno della vicinanza, della bontà, della solidarietà e della misericordia del Signore. Questo è un compito che, in modo particolare, spetta a quanti hanno la responsabilità della pastorale: al vescovo, al parroco, ai diaconi nel servizio alla carità, ai catechisti nel loro ministero di trasmettere la fede».

         La catechesi è il pilastro per educare alla fede, è strumento efficace per portare frutto nella vigna del Signore. Ma, stiamo attenti al nostro linguaggio: sia un territorio d’incontro non espressione di una ‘grammatica’ incomprensibile! Vi invito a coltivare forme espressive in sintonia con i linguaggi non solo verbali dei giovani. Penso alla musica, all’arte, alle esperienze concrete tra i poveri e con i poveri, perché «Ciascuna persona è abitata dal desiderio di pienezza e il suo cuore è capace di aprirsi quando sente parole forti e vere sulla sua vita e incontra autentici testimoni di carità[1]

         Cari catechisti vi siamo grati per questo prezioso servizio alla Chiesa e nella Chiesa! Anche se a volte può essere difficile, «si lavora tanto, ci si impegna e non si vedono i risultati voluti, educare nella fede è bello! E’ forse la migliore eredità che noi possiamo dare: la fede! Educare nella fede, perché lei cresca».[2] La via migliore per crescere da credenti è ripartire dalla Sacra Scrittura. Va aiutata la nostra gente a riscoprire il desiderio di leggere e meditare la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa, andando alle fonti dirette della sua catechesi. Chi fa catechesi ha bisogno di catechesi! Tocca a noi approfondire bene la fede attraverso la catechesi degli adulti.

         Giova ricordare la lucida affermazione del testo dei Vescovi italiani Il Rinnovamento della Catechesi (RdC): «In tutte le età della vita, il cristiano ha bisogno di nutrirsi della parola di Dio. Anzi gli adulti in senso più pieno sono i destinatari del messaggio cristiano, perché ne possono conoscere meglio la ricchezza della fede, rimasta implicita e non approfondita nell’insegnamento anteriore. Essi poi sono gli educatori e catechisti delle nuove generazioni cristiane. Nel mondo contemporaneo, pluralista e secolarizzato, la Chiesa può dare ragione della sua speranza in proporzione alla maturità di fede degli adulti» (n. 124).

     In questa prospettiva la catechesi ha necessità di mettere insieme alcune indispensabili dimensioni, che rispondono alle reali esigenze della fede e della vita, dell’etica, della cultura e della razionalità, propria della persona.

     Un suggerimento che vi propongo è quello di prendere in considerazione l’iniziativa della lectio divina come una delle vie da perseguire per offrire a voi catechisti, agli operatori pastorali della comunità e a tutti i fedeli un itinerario scandito dalle letture domenicali della Bibbia, idoneo a favorire la migliore conoscenza ed accoglienza della liturgia della Parola.

     Vi esorto a «nutrire la vostra giornata di preghiera, di meditazione e di ascolto della Parola di Dio. In tal modo riuscirete ad aiutare anche i fedeli a valorizzarla nella loro quotidiana esistenza»[3]. Sappiate che si impara a pregare pregando. Dando uno spazio quotidiano all’incontro con il Signore nella preghiera che trasfigura tutti gli altri incontri! Sappiate tradurre in testimonianza quanto la Parola di Dio indica, lasciandovi plasmare da essa che, come seme accolto in terreno buono, porta frutti abbondanti. C’è oggi una sottile tentazione, che serpeggia anche tra i catechisti e gli stessi ministri ordinati, di ritenere sufficiente la propria testimonianza di fede o l’organizzazione di attività, che facciano incontrare e socializzare la gente, per conservare le tradizioni religiose. Senza lo sforzo dell’intelligenza della fede, questa resta sempre debole ed insufficiente a sostenere scelte di vita adulta, oltre ad impedire di rendere ragione a tutti della speranza che è in noi.

     La formazione sui contenuti della fede diventa la sfida da accogliere. Ciò non significa sminuire l’importanza della preghiera e dell’agire, ma non possiamo contrapporre le cose senza impoverire la nostra maturità cristiana. Ci ricorda il Documento base sulla catechesi (RdC): «È maestro (chi) si fa continuamente discepolo di Gesù e della Chiesa… svela i misteri di Dio e li comunica… Il catechista non può mai improvvisare né tanto meno recitare una lezione; deve impartire un insegnamento vivo che lo renda interprete fedele della rivelazione di Dio e della Tradizione della Chiesa» (n. 187).

         Dobbiamo tornare ad annunciare il nucleo fondamentale, il cuore del Vangelo: la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto per noi (EG 36). «L’annuncio si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente, e allo stesso tempo più necessario» (EG 35)

         Mi chiedo con voi: che cosa facciamo concretamente e con noi la parrocchia per cercare di arrivare a tutti? I cosiddetti ‘lontani’ li guardiamo con diffidenza, o cerchiamo momenti d’incontro e di dialogo? Siamo pronti a camminare insieme, a spendere del tempo per farci accogliere nei luoghi della vita dalle famiglie dei nostri ragazzi, per far sentire una Chiesa che li affianca, che si mette in ascolto, e li invita a camminare insieme?

         Se cresce nei catechisti questa consapevolezza, unita all’impegno di ricercare itinerari di studio e di proposta della fede agli altri, avendo il coraggio di osare sentieri nuovi, allora la nostra azione sarà efficace via di santità anche per loro, oltre che di stimolo ed orientamento per chi riceve l’insegnamento e la testimonianza della fede. Auspico che ripartiate ogni giorno da Cristo, dalla familiarità con Lui, e «ripartire da Cristo significa imitarlo nell’uscire da sé e andare incontro all’altro. Il cuore del catechista vive sempre questo movimento di ‘sistole – diastole’: unione con Gesù – incontro con l’altro».[4]

         A voi insegnanti di religione sento di dire una parola di incoraggiamento e di fiducia, perché la Chiesa di Ariano Irpino-Lacedonia «crede nel vostro compito scolastico, che affrontate con professionalità e coerenza intellettuale, morale ed ecclesiale»[5]. Non dimentichiamo che voi insegnanti di religione cattolica siete punti di riferimento per quanti vi guardano nel vostro servizio, per studenti e per colleghi. Si percepisce con sempre maggiore nitidezza il valore scolastico, relazionale e sociale di una personalità credente, curata quanto alla formazione personale e spirituale, non solo professionale.

         Abbiate cura dei giovani che vi sono affidati, dimostrando loro che li avete a cuore, che per voi contano e che non desiderate altro per loro se non la riuscita dei loro buoni progetti e dei loro sogni: «Nell’azione pastorale con i giovani, dove occorre avviare processi più che occupare spazi, scopriamo innanzi tutto l’importanza del servizio alla crescita umana di ciascuno e degli strumenti pedagogici e formativi che possono sostenerla. Tra evangelizzazione ed educazione si rintraccia un fecondo legame genetico, che, nella realtà contemporanea, deve tenere conto della gradualità dei cammini di maturazione della libertà».[6]

         Aiutate i giovani a crescere nel desiderio di voler incontrare e conoscere il Maestro. Non pensate mai, nemmeno nei momenti di maggiore fatica o delusione, che il vostro lavoro sia inutile o sprecato, ma attingete dalla fede che vi anima, la risorsa che ristora in ogni stanchezza e genera nuove energie.

         Tenete a mente che la comunità ecclesiale – e in primo luogo il Vescovo – conta su di voi, prega per voi, vi accompagna e vi sostiene in un cammino che rende piena la vostra vita, spesa per il bene delle persone che vi sono affidate perché crescano in istruzione ma anche in più ricca umanità.

         A voi operatori pastorali, voglio esprimere il ringraziamento per la passione con cui avete seguito il percorso formativo nella nostra scuola diocesana e la gratitudine ai vostri docenti. Quanto impegno e quanti sacrifici avete profuso! Rendetevi sempre disponibili – in una fervida collaborazione con i parroci – per un servizio con gioia nelle vostre parrocchie di appartenenza, è per voi la ‘nuova frontiera’ della pastorale che deve trovare nella famiglia – malgrado le difficoltà che attraversa – il naturale, accogliente e generativo grembo.

         A questo siete chiamati: a rendere testimonianza di quanto avete sperimentato, perché molti altri possano dire, «Vogliamo venire con voi, perché abbiamo udito che Dio è con voi» (Zc 8,23).

Buon anno pastorale, buona strada!

La Vergine Maria, Stella Luminosa dell’Evangelizzazione, vi faccia risplendere nella testimonianza della comunione, del servizio, della fede ardente e generosa.

La benedizione del Signore, con i suoi frutti di pace, sia su tutti voi!

+ Sergio, vescovo

Ariano Irpino, 31 ottobre 2017

Primi Vespri di Tutti i Santi


[1]Conferenza Episcopale Italina, Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia – Incontriamo     Gesù, 29 giugno 2014.

[2]Papa Francesco, Congresso Internazionale sulla catechesi, 28 settembre 2013.

[3]Benedetto XVI, Discorso 2 Febbraio 2008.

[4]Papa Francesco, Incontro con i catechisti, 2013.

[5]Conferenza Episcopale Italina, Lettera agli insegnati di religione, 2017.

[6]XV Assemblea Generale ordinaria del Sinodo, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, Documento Preparatorio, n 4.

Diocesi <br>Ariano Irpino - Lacedonia

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