“Maestro dove abiti? Venite e vedrete”: Lettera di Avvento del Vescovo a catechisti, operatori pastorali, insegnanti di religione e ministri straordinari della Comunione

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Carissimi catechisti, operatori pastorali, insegnanti di religione, e ministri straordinari della Comunione,
«Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo – con le parole dell’Apostolo Paolo – Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi» (1 Cor 1,3s), per l’impegno ecclesiale di ciascuno che spinto «dalla carità e dal servizio alla nostra madre Chiesa, aiuta coloro che mi ha dato come fratelli» (cf S. AGOSTINO, De Catechizandis Rudibus).
Serviamo con amore la Chiesa in un cambiamento d’epoca, senza accontentarci di una fede di tipo privatistico ed intimistico, ma vivendo da testimoni tra fratelli.
La parrocchia che è la “Chiesa nel territorio” «necessita di un ripensamento nella sua vocazione missionaria, poiché spesso risulta poco significativa e poco dinamica, soprattutto nell’ambito della catechesi». (cf DOCUMENTO FINALE del Sinodo dei Giovani 018)
Cari amici essere catechista è una vocazione «perché coinvolge la vita» (PAPA FRANCESCO). Il vostro è un primo annuncio per comunicare che Gesù Cristo morto e risorto, «la catechesi è la comunicazione di un’esperienza e la testimonianza di una fede che accende i cuori, perché immette il desiderio di incontrare Cristo» (FRANCESCO, Messaggio al secondo Congresso internazionale di catechesi, 20-23 settembre 2018).
Il Vescovo chiede di favorire la maturazione progressiva dei ragazzi alla vita cristiana, di essere “compagni di strada” – come Gesù ad Emmaus – e con un linguaggio immediato e chiaro. Anche l’uso corretto dei social, del web o come del video-catechismo della musica, del linguaggio artistico in genere possono rivelarsi un valido aiuto per rimodulare la catechesi. Il Sinodo dei Giovani ci parla di ascoltare le nuove generazioni con i loro linguaggi! Di un positivo dialogo tra le generazioni. Il nostro metodo educativo se tocca i cuori e le coscienze assopite, disorientate, può fecondare rapporti di comunione tra i ragazzi, la parrocchia, la famiglia, persone che vogliono amarsi, dialogare e che si sacrificano e custodiscono la vita.
Il documento finale del Sinodo ci richiama alla necessità di sviluppare processi pastorali completi, che dall’infanzia portino alla vita adulta e inseriscano nella comunità cristiana.
Mi sento davvero sostenuto dalla vostra generosa dedizione nella Catechesi, nella Liturgia, nella Caritas tra i poveri, nelle famiglie, tra i giovani, negli oratori, nel campo educativo, nei vari ambiti della vita ecclesiale, penso anche ai consigli di partecipazione parrocchiale, ai luoghi della sofferenza, all’ambito sanitario e alla casa circondariale.
Abitiamo comunità in via di spopolamento e i parroci sono in affanno perché gli operatori pastorali e, soprattutto, i giovani sono costretti ad una diaspora per lo studio e per la ricerca di un lavoro dignitoso. E’ una grande preoccupazione anche questa!
Sono grato agli insegnanti di religione chiamati a suscitare alleanze tra famiglia, parrocchia e scuola. L’insegnante parla al cuore del giovane e lo aiuta a scoprire il senso della vita, la sua vocazione. Per questo è d’obbligo la passione educativa: «il vostro lavoro, lì dove si riversa il vostro amore, quello è il posto del vostro quotidiano incontro con Cristo» (S.JOSÈ M. ESCRIVÀ). Vi chiedo di generare domande di senso nei giovani, anche quando potrebbero falsamente apparire inutili le attese. Accompagnare questa crescita è la vostra ‘mission’! In un mondo «caratterizzato da un pluralismo sempre più evidente e da una disponibilità di opzioni sempre più ampia», con i giovani va costruito un percorso per favorire scelte vocazionali.
E voi ministri straordinari della Comunione, in sintonia con i parroci, siete inviati per dare «ai fedeli maggiore possibilità di accedere alla santa Comunione … e agli infermi la possibilità di non essere privati del grande mezzo di sollievo» (S. PAOLO VI, Immensae Caritatis 1973). Siete prossimi alle persone sofferenti, agli anziani nella loro solitudine: «…riscoprite il dono dell’Eucaristia come luce e forza per la vostra vita quotidiana nel mondo … Riscopritelo soprattutto per vivere pienamente la bellezza e la missione della famiglia» (MND 30). Vi chiedo di partecipare agli incontri formazione programmati dall’ufficio liturgico per rinverdire la bellezza e la delicatezza del contatto con la carne viva di Cristo nell’Eucarestia, nei sofferenti, nei poveri che sono «i primi abilitati a riconoscere la presenza di Dio e a dare testimonianza della sua vicinanza nella loro vita» (FRANCESCO, Messaggio II Giornata Mondiale dei Poveri 2018, 6).
In quest’anno liturgico l’evangelista Luca ci indica figure di conversione al Signore in termini di esperienza e di relazione. Un Vangelo indirizzato ad un “tu”, Teofilo, amico e cercatore di Dio, narrazione nel contesto esplicito del dialogo da ravvivare sempre tra le parrocchie e tra gli operatori pastorali.
Vi propongo un’icona di dialogo per fare insieme la medesima esperienza. Ci narra dell’incontro di Gesù con la peccatrice nella casa di Simone il fariseo (cf Lc 7, 36-50). Avviciniamoci, dunque, al testo evangelico con un nuovo sguardo, per scoprirne le sfumature e i riecheggi e aspirando il suo penetrante profumo.
Suggestiva è l’immagine della donna capace di riconoscere Gesù, e che ne diviene profeta e testimone, la discepola. La ‘peccatrice’ non proferisce parola, ma il suo comportamento è eloquente. Non si pone al centro, ma dietro e accanto a Gesù. Non esita a compiere il gesto grande dell’unzione dei piedi del Redentore. Nutre per Gesù una gratitudine illimitata, si sente perdonata ancora prima che il Signore parli. E’ la vita di una persona che ha incontrato Gesù e che diviene l’annuncio di una possibilità umana di conversione.
Parole, gesti e silenzi, sono un linguaggio inclusivo che abbraccia gli emarginati, che non hanno posto nella città o vi abitano in modo nascosto, gli ‘invisibili’ che nessuno vede e ascolta, i piccoli, gli ammalati, le donne, le tante famiglie ferite come ‘alberi senza radici’.
La donna del profumo sta sulla scena della vita, esclusa dal mondo sociale, dal banchetto, dal dialogo, ci dice che non si può amare che con il proprio linguaggio. La donna – infatti – «non cerca di imitare il linguaggio di altri, ma usa l’unico linguaggio che conosce. I suoi gesti sono ambigui, irriverenti, ma Gesù la accoglie nella sua ambiguità: le permette di essere se stessa, senza maschere. Simone, al contrario, continua a nascondere ciò che pensa veramente» (G. PICCOLO, Leggersi dentro: con il Vangelo di Luca). In un silenzio assoluto lascia esprime con il linguaggio delle lacrime l’audacia, l’umiltà, l’amore. Le lacrime ci dicono della conversione perché la donna si sente amata, non posseduta ma perdonata. Si avvicina a Gesù e ci fa riflettere con il suo silenzio sul bisogno di conversione dei presunti giusti, di tutti noi.
Il Sinodo nella sua riflessione ci prospetta il futuro della vita ecclesiale. Ci interroga. Chiede un ascolto empatico che con umiltà, pazienza e disponibilità permetta di dialogare con giovani evitando «risposte preconfezionate e ricette pronte». I giovani sono le punte avanzate verso il futuro, vogliono essere «ascoltati, riconosciuti, accompagnati» e che la loro voce sia «ritenuta interessane e utile in campo sociale ed ecclesiale».
Questa voce va ascoltata per non smarrirci. Cerchiamo insieme strade nuove per il Vangelo di sempre, sentieri di altura, dove lo Spirito di Dio soffia più forte spazzando nebbie di indifferenze, cataste di abitudini, superficialità e senza scoraggiarci.
Chiediamo a Maria, Vergine dell’Ascolto, di aiutarci a vivere la sua stessa fede semplice e profonda, per accompagnarci ai fratelli, per vedere il Signore!

+ Sergio,vescovo

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