Mons. Andrea Leonardo: “Cerchi una prova che Dio esiste?” “Sei tu stesso!” | Seconda giornata del XXXVI Convegno Ecclesiale Diocesano

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Il pomeriggio della seconda giornata del XXXVI Convegno Ecclesiale ha visto due momenti importanti: la Lectio Divina di don Cornel Dascalu e la relazione di Mons. Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio Catechistico della Diocesi di Roma.

La riflessione di don Cornel ha avuto come oggetto il Salmo 8, definito come il salmo della “grandezza del Signore e dignità dell’uomo” e ha avuto come punti fondamentali di meditazione: la piccolezza e, allo stesso tempo, grandezza dell’uomo di fronte al creato; la signoria universale dell’uomo come dono di Dio; l’uomo come folle tiranno nel suo dominio;  la responsabilità dell’uomo verso il creato.

Il Salmo 8, come ha affermato il sacerdote, è racchiuso in un’entusiastica e solenne acclamazione indirizzata al Creatore. Il particolare più significativo che emerge dalla lettura del salmo è che l’orante si sente piccolo ma allo stesso tempo è consapevole di essere stato creato poco meno di un dio.

Infatti, ha sottolineato don Cornel, quando l’orante del salmo, di fronte allo scenario stellato, si chiede: “Cos’è l’uomo?” si accorge della sua piccolezza: il mondo sarebbe uguale anche senza di lui. Ma l’uomo non è soltanto piccolo, l’uomo è anche grande perchè Dio lo ha coronato di gloria e onore in quanto ognuno è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Ogni uomo, allora, ha una sua dignità. Ogni essere è prezioso agli occhi di Dio. L’uomo, quindi è una piccola cosa ma nelle sue mani Dio ha affidato tutto il suo creato: Gli hai dato potere sulle opere delle Tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi (Salmo 8). Pertanto l’uomo è destinato a una signoria universale. Tuttavia, come ha evidenziato il sacerdote, l’uomo si è rivelato un folle tiranno nel suo dominio. A tal proposito don Cornel si è soffermato su una citazione : L’uomo è la specie più folle: venera un Dio visibile ma distrugge una natura visibile senza rendersi conto che la natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando (cit. Hubert Reeves).

Dunque, riprendendo la riflessione emersa da questa Lectio Divina, il Salmo ci invita a guardare la natura e l’uomo con gli stessi occhi di Gesù e ci ricorda la responsabilità che abbiamo verso il creato perché dove c’è la vita, lì c’è Dio.

La Lectio si è conclusa con l’augurio che l’anima nostra, nonostante tutto, possa riconoscere la bellezza di ciò che Dio ha creato.

La relazione di Mons. Lonardo ha avuto come motivo conduttore il tema dell’iniziazione cristiana. La sua riflessione ha preso le mosse dalla constatazione che nelle parrocchie non c’è bisogno di statistiche ma la preoccupazione dei catechisti e degli educatori deve essere indirizzata verso il fatto che, senza il Cristianesimo, i giovani non possono vivere e non riescono a prendere decisioni importanti per la loro vita. Ecco alcuni spunti importanti riguardanti la relazione:

Parlare dell’uomo e dell’iniziazione cristiana è esaltazione della libertà. Oggi si crede di non essere liberi di cambiare nulla. Invece bisogna dire ai giovani che la libertà esiste veramente e che il mondo si può cambiare davvero. Fare catechesi vuol dire credere che la vita è ancora da scrivere. È necessario trasmettere ai ragazzi il brivido della libertà.

-L’annunzio della fede è diverso dal fare semplicemente catechesi. I ragazzi oggi pensano che l’unica cultura sia la Scienza. Noi Cristiani dobbiamo avere un amore grandissimo per la Scienza ma anche la consapevolezza che lo scienziato non prende le decisioni importanti per la sua vita in maniera scientifica. Dunque, l’educatore deve tener ben presente che esiste un altro tipo di conoscenza: la conoscenza per rivelazione. Nessuno può conoscere cosa pensa il cuore di un altro se questi non glielo rivela. Inoltre l’annunzio deve aprire le domande e non le domande devono aprire l’annunzio. La catechesi non deve partire dalle domande di ragazzi e genitori ma dallo stupore che il catechista trasmette. L’educazione è una scommessa che va oltre la domanda del ragazzo. Essere catechisti vuol dire conquistare.

-Non bastano le attività ma c’è bisogno di esperienze. L’esperienza è l’incontro con la vita reale. I bambini devono sentire/vedere storie d’amore vere. I catechisti devono essere consapevoli che la Liturgia non è un’attività ma è un’esperienza reale. L’Eucarestia è veramente il luogo dell’incontro con Dio. Chi conosce l’anno liturgico conosce Cristo. L’anno liturgico è Cristo. Inoltre, altro aspetto importante è la necessità di incoraggiare i genitori. I catechisti e gli educatori devono incoraggiare.

– È fondamentale, infine, all’interno del discorso dell’iniziazione cristiana, non trascurare la missione della Pastorale Giovanile e far diventare le parrocchie delle comunità giovanili.  

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