Natale del Signore 2018: il Messaggio del Vescovo

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NATALE del SIGNORE 2018

«C’è stato da parte di Dio uno sforzo di inabissarsi, di sprofondarsi dentro di noi,
perché ciascuno – dico ciascuno di voi – possa dargli del tu,
possa avere confidenza, possa avvicinarlo,
possa sentirsi da lui pensato, da lui amato».
San Paolo VI
Natale 1971

Amati sacerdoti, parroci, diaconi, religiosi/e, operatori pastorali,
cari fedeli, uomini e donne di buona volontà,

con cuore grato al Signore per la vicinanza e la testimonianza che ricevo quotidianamente, nell’approssimarsi del Natale, vi invito a ripercorrere la Parola di Dio sorgente di vita e speranza.
«E tu Betlemme di Efrata, – afferma il profeta Michea – così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele” (Mich.5,1).
Il profeta accende, dunque, la speranza di Israele. Gesù viene a ristabilire la giustizia e la pace, in contrasto con un’attesa messianica trionfalistica. La irrilevanza del piccolo villaggio di Betlemme segna la predilezione di Dio per i piccoli ed i poveri. Betlemme è il cardine della nostra fede. Una fede che fluisce nella storia, tra le strade, le parrocchie, le case, i nostri paesi che grondano memoria, tra lo spazio arioso di colline intrise di nobile cultura contadina, tra fabbriche dismesse e attività operose e le giuste attese della nostra gente. Gesù veniva al mondo in «una situazione sociopolitica e religiosa carica di tensione, di agitazioni e di oscurità. La sua nascita, da una parte attesa e dall’altra rifiutata, riassume la logica divina che non si ferma dinanzi al male, anzi lo trasforma radicalmente e gradualmente in bene…» (Papa Francesco)
Chiediamoci: come accogliere il Natale? «Al di là del sospetto che siamo davvero su vie sbagliate, sopravviva la nostalgia che la vita è un dono, questo è il significato profondo del Natale: il dono del Padre a figli disperati e soli; il dono di un figlio e di un fratello che ci salvi dalla disperazione e dalla solitudine. E che ritorni ad apparire qualche segno di maggiore umanità nei nostri rapporti, in queste nostre città sempre più ‘senza Dio’» (David M. Turoldo).
Il Natale del Signore dona speranza, slancio per amarci, senza porre in atto imboscate ai Pastori che, all’annuncio dell’Angelo, contemplano ‘senza indugio’ Maria, Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. Il Natale ci rivela che la lotta tra forza e povertà è iniziata a Betlemme. Accanto al piccolo villaggio di David si contrappone la fortezza-castello di Erode, forza che travalica l’indigenza. Una forza che accende conflitti nel cuore, tra persone, tra popoli.
Costruendo il Presepe nelle nostre case e nei luoghi della vita, nelle scuole, negli opifici, in ogni spazio pubblico, riflettiamo su tutto questo! I pastori e i personaggi che lo affollano, ci parlano di un fatto storico sempre attuale, dell’umanità in continua ricerca, dei giovani che emigrano per lavoro, dei poveri e dei migranti in una diaspora epocale.
Nel suo Protovangelo Giacomo menziona la grotta e la mangiatoia, luoghi concreti e poveri dove solo trova posto Dio. San Giustino nel “Dialogo con Trifone” cita il luogo del parto di Maria e la mangiatoia. Il nostro posto è proprio quì, accanto alla famiglia di Nazaret – alla stregua del bue e l’asinello -, alle famiglie in difficoltà, ai giovani, agli anziani, agli ammalati, ai carcerati, ai senza speranza, ai migranti, a chi è solo.
«Oggi siamo seduti, alla vigilia / di Natale, noi gente, misera / in una gelida stanzetta, / il vento corre di fuori, / il vento entra. / Vieni, buon Signore Gesù da noi, volgi lo sguardo: / perché Tu ci sei davvero necessario» (B. Brecht). Sì, Gesù è sempre necessario!
«Che ha portato Dio di nuovo venendo in terra? – Egli – ha portato ogni novità portando Se stesso» (S. Ireneo). Venga ancora il Signore a visitarci come luce per i nostri passi incerti! A Betlemme, presepio della nostra salvezza, il mistero sconvolgente della vita, sconfigge il male con la forza dell’Amore.

Santo Natale!

+ Sergio Melillo,vescovo

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