Natale del Signore. Messa della notte – Omelia del Vescovo

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Ariano Irpino

Basilica Cattedrale

25 dicembre 2017

Natale del Signore

•Messa della Notte •

(Is. 9,1-6; Sal. 95; Tt. 2,11-14; Lc. 2,1-14)

Ciò che il Bimbo di Betlemme porta al mondo è qualcosa che il mondo non sarebbe stato capace di donare a sè stesso, qualcosa di interamente nuovo.

Paolo VI

         Figli carissimi,

questa notte siamo ritornati in Chiesa, davanti all’altare, al presepio, davanti a questa mangiatoia, per celebrare l’Eucarestia che riacquista il fragante sapore della freschezza della vita, della sua divina presenza nel compimento del desiderio di Dio d’incontrarci, di salvarci. 

Sì, di incontrare la nostra umanità ferita.

Il profeta Isaia ci ha detto:

Il popolo che camminava nelle tenebre

ha visto una grande luce;

su coloro che abitavano in terra tenebrosa

una luce rifulse.

Hai moltiplicato la gioia,

hai aumentato la letizia.

         Certo, il Santo Natale è gioia, è luce,  ma non è solo la festa  di coloro che fanno regali, ma anche di quanti non hanno nulla da donare; non unicamente la festa della famiglia, ma anche di chi è solo, di chi non ha nessuno, non è solo la festa della luce ma anche di una precarietà  del futuro oscuro senza la Grazia. Oggi si è impressa la divinità nell’umanità, affiché anche l’umanità fosse intagliata nel sigillo della divinità. (Efrem, il Siro)

         In questa notte l’atteggiamento del cuore più sincero e vero è la commozione. Sapere che il Salvatore che è già  venuto ai tempi del censimento di Cesare Augusto, che mise in una migrazione precaria la Santa Famiglia di Gesù, continua a venire ancora in “ogni uomo ed in ogni tempo”

         Ci è donata la responsabilità di essere vicini. Il Natale che è tenerezza e povertà è il saper cogliere l’essenza  della nostra umanità fraterna. Il Natale è una vocazione che ci richiama a cercare tra mille difficoltà la strada che porta al fratello. Sappiamo che se “mille volte nascesse Cristo a Betlemme, ma non in noi, saremmo perduti per sempre” (Angelo Silesio).

         L’Emmanuele nel suo mostarsi debole, povero, esige di essere accolto.

         Ce lo consegna una Madre, la Vergine Maria, che lo stringe tra le braccia cui volge lo sguardo fatto di stupore  e carico di preoccupazione sul futuro.

         Il Suo Volto non ci parla di gloria, non ci parla di privilegio, ma di disponibilità e di servizio.

         Miei cari fratelli, l’annuncio degli Angeli è rivolto questa notte a noi!  Ciò che Dio ha compiuto in Maria, si realizza nel rivelare il fatto della salvezza ai pastori, agli ultimi.

         A noi accogliere l’annuncio che – come dice Alfonso de’ Liguori – a quella voce anche i cieli “Fermarono la loro armonia”, lo scorrere del tempo, delle stagioni ha un nuovo inizio!

         Non siamo qui per ascoltare un resoconto storico dell’evento, ma  per udire dal canto della Chiesa, del Vangelo: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». ( Lc 2,10-11)

         Non temete questo è un annuncio di gioia che ratifica l’alleanza nuova con Dio, che abbiamo il compito di vivere e di trasmettere alle nuove generazioni, nonostante che il pensiero unico dominante vorrebbe obliare.

         Questo richiede di rientrare in noi stessi, esige raccoglimento reso agevole  dalla  notte, dal suo silenzio interrotto solo dal vagito del Dio Bambino.

         Chiediamoci che cosa abbiamo fatto del Natale? Siamo capaci di custodire la sua gioia segreta che commuove?

         A Natale è tutto così piccolo, ma è tutto così grande, è piccolo il Bambino è piccola l’Ostia Santa. Ma che cosa ci rivela il Bambino? Ci dice che è affidato alla nostre cure. E che il piccolo pane, l’Ostia benedetta, è il grande ed estremo atto d’amore, della presenza reale di Dio che si fa carne per noi.

E’ questa una notte è avvolta dal Mistero che non è oscuro ma immenso.

        É la Notte Santa in cui nasce ancora la Speranza: “É apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini…” (Tito, 2,11)

         Ma quanta disperazione e solitudine è nei cuori per le difficoltà della vita, per le incomprensioni, le povertà, per le ingiustizie!

         Come possiamo riconoscere i segni di questo evento di salvezza? Com’è possibile continuare a sperare? Fratelli, dobbiamo contare sulla compagnia di Dio che ha voluto unirsi agli uomini che desiderano operare per la giustizia e la costruzione del bene comune.

         Siamo consapevoli di vivere in una stagione di disagi che riguardano l’umano: la vita, l’ambiente, l’etica, la famiglia, la società, la chiesa.

         É in una crisi stringente con povertà di larghe fasce sociali e “Siamo chiamati a tendere la mano ai poveri, a incontrarli, a guardarli negli occhi per far sentire loro il calore dell’amore che spezza il cerchio della solitudine.” (Papa Francesco).

        Il Natale del Signore, che nasce nella povertà, ci chiede di illuminare le nostre scelte di vita con la luce che viene dall’angolo sperduto di Betlemme, perchè l’Emmanuele è Dio con noi e Dio per noi.

Santo Natale!

              + Sergio,vescovo

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