Omelia del Vescovo in occasione della Celebrazione conclusiva del XXXVII Convegno Pastorale (Ariano I., 2 settembre 2018)

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Cari amici, cari sacerdoti, diaconi, religiosi/e, Cari Francesco e Vincenzo, Cari familiari, “chi teme il Signore abiterà nella sua tenda” (Salmo 14) l’Eucarestia di questa sera sugella il nostro convegno pastorale dove abbiamo riflettuto da fratelli sull’abitare il territorio e la vita, rileggendo i cammini di fede. Eucarestia nella quale i seminaristi Francesco Di Pietro e Vincenzo Losanno sono ammessi tra i candidati al diaconato e al presbiterato. Con loro facciamo nostre le parole di San Benedetto ai giovani monaci: Ascolta, figlio mio, gli insegnamenti del maestro e apri il tuo cuore; accogli volentieri i consigli ispirati dal suo paterno amore e mettili in pratica con impegno per vivere e ed entrate nella terra che il Signore sta per darvi” (Dt 4,1). La nostra mente concordi sempre con il cuore nonostante le difficoltà di quando ci si dispone un per sempre per la vita, con la mente e il cuore. Mettiamoci con coraggio nelle mani di Dio! Preghiamo per questi giovani affinché il Signore “Conceda loro di perseverare nella vocazione.” (Preghiera di Benedizione). Sperando e pregando che questo sogno si realizzi nella vita di tanti altri giovani. Vi esorto, a nutrirvi di preghiera e di eucaristia culmine e fonte della vita ecclesiale, porto accogliente che vi mette al riparo. L’Eucarestia è nostro cibo, è il Corpo del Risorto in noi, costruisce comunione, ed è motore della vita anche se tra fatiche ed incomprensioni! Rinvigorisce la nostra muscolatura spirituale, dà gambe da pellegrini, in un tempo di stanche inquietudini e dal cuore si avvertono battiti per andare oltre. Questo è il sentiero da percorrere sia pur graffiati dai rovi e dalle spine del peccato! La Legge di Dio è la sua Parola orientano il percorso della nostra libertà dall’egoismo. E la Chiesa viva, in uscita ha nella liturgia un ritualità eloquente, un linguaggio esplicito e redentivo. La liturgia è il vissuto dell’incontro concreto con Dio. Non fermiamoci, dunque, ad una ritualità stanca, ad una catechesi astratta con contenuti che parlano di una fede senza anima. La liturgia è la lex credendi che si fa preghiera, ci narra la Chiesa, la vita comunitaria, in senso sinfonico, ma anche diacronico e sincronico. Coinvolge i tutti cristiani, è un’apertura all’umanità. Il nostro respiro ecclesiale ha questo humus: “La Chiesa… attinge dalla liturgia la forza per la vita” (San Giovanni Paolo II). Una riflessione sui cammini di fede parte proprio dall’esperienza del rapporto con Gesù, non, però, come un elenco banale di buone intenzioni. I giovani hanno delle grandi domande nel cuore, ascoltiamoli! Il coraggio del cammino ne fa percepire il rischio. La direttrice di marcia principia da questa constatazione: l’umano va messo sempre in conto. Le scienze psicologiche sono un aiuto ma mai un assoluto! Ne è il presupposto l’aspirazione della gente ad essere ascoltata, il dialogo con i giovani, il fermarsi con gli anziani per scoprire le radici della nostra città Malgrado, la cultura nichilista non è annullata la visione d’infinito, di Dio deposta nel cuore umano, l’incontro agognato con il Totalmente Altro, con Gesù e il Suo Volto Misericordioso. Facciamo luce, con la Parola di Dio che lampada ai nostri passi! Vigilanti che la fede non si smarrisca in un cultura frammentata, in una città senza centro, senza riferimenti, senza testimoni. Si rischia di perdere la dimensione dell’ascolto di Dio e ridursi a comunicare un insieme di stancanti pratiche di usanze secondarie, che soddisfano apparentemente il bisogno di sentirsi a posto con Dio. Questo Gesù lo ha già riscontrato nel suo tempo, ma si può verificare anche oggi tra noi. Perciò, le parole di Gesù contro gli scribi e i farisei devono farci riflettere. Gesù usa le parole del profeta Isaia: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini» (Mc 7,6-7; cfr Is 29,13). Piuttosto va vissuta la presenza del Padre attraverso il Mistero della Chiesa, accompagnando la maturazione comunitaria con un accresciuto impegno per l’educazione individuale. Cari Francesco e Vincenzo, dall’esperienza dei fallimenti e dei successi nel servizio di Dio per ognuno di noi è posto il desiderio di continuare, senza arretrarsi nelle retrovie consolanti della routine, ma perseguendo con stanza la gloria di Dio e del bene del prossimo: “seguite Cristo con la fede, anelate a lui con tutto il cuore e correte con la carità. I vostri piedi sono il vostro amore. Abbiate due piedi … I due precetti dell’amore, di Dio e del prossimo. Con questi piedi correte verso Dio e avvicinatevi a Lui” (cf. Enarr. in Ps. XXXIII, Sermo II, 10: PL 36, 313 ) La Vergine Maria che sa orientare i battiti del Suo Cuore Materno a Dio, orienti i nostri passi, definisca le scelte, sostenga il Santo Padre Francesco, i lavori dei Sinodo, tocchi il cuore dei giovani per aver coraggio a seguire per sempre il Figlio Suo, Gesù, nostro unico Salvatore! Amen! + Sergio, vescovo

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