Veglia Pasquale: l’omelia del Vescovo

Facebook
Twitter
LinkedIn

Ariano Irpino – Basilica Cattedrale

•Veglia Pasquale•

3 aprile 2021

       È risorto e vi precede in Galilea

La celebrazione della Veglia Pasquale, quest’oggi, ha un insolito inizio.

Coinvolge tutte le nostre facoltà: memoria, sentimenti, propositi, verso il punto più alto della nostra fede, “il Mistero Pasquale”.

Il Rito dovrebbe essere celebrato nella notte, dal tramonto all’alba, tra  letture, canti e preghiere. Ma, quest’anno, per la pandemia, lo celebriamo in quest’ora singolare.  

Vi è racchiuso in esso il desiderio di avviarsi all’incontro con Cristo Risorto: «… Chiunque ami gli altri come io ho amato, dopo morte tornerebbe vivo».(Luigi Santucci)

Le letture della Veglia ci spiegano che la peggiore schiavitù è il  peccato: Israele imparò a sue spese che non bastava non avere le catene ai polsi, se  il peccato restava la catena che stringeva il  cuore.

Non c’è un vero passaggio dalla schiavitù alla libertà, se non è anche un passaggio dalla morte alla vita.

In questa Veglia il transito è annunciato: il Signore è Risorto per condurci dalla morte alla vita«Egli ci precede… Se alzandoci dalla Tavola eucaristica saremo disposti a seguirlo, ovunque, ovunque lo vedremo, com’Egli ha detto».(Don Primo Mazzolari)

Questo è il giorno beato della Risurrezione,  che venne dopo un immenso dolore, quando Cristo risuscitò tra i discepoli increduli. Da allora è un giorno di gioia per la Chiesa, per il Mondo.

«Cristo è davvero risorto ed è apparso a Simone» (Lc 24,34). Appare a Pietro, il discepolo che lo rinnegò per tre volte, a noi che, tante volte, lo abbiamo abbandonato, scegliendo il peccato, quando, invece, il Signore ci chiamava a seguirLo lungo la via.

       Appare a Pietro su cui ha edificato la Chiesa ma, appare prima alle donne che l’hanno seguito, senza tradirlo, fino alla fine.

Vorremmo avere la gioia e lo slancio di Pietro, di Giovanni, la stessa carità che il Maestro ci ha insegnato a gustare.  

Egli è Risorto ed è per questa certezza che Giovanni dirà: «avevo nel correre e ancora prima di correre, la gioia di aver trovato l’approdo la tomba vuota sapendo che il risorto ci precede in Galilea».(Luigi Santucci).

       Ci precede nel mondo, per lenire le nostre ferite, al sicuro tra le Sue piaghe gloriose, per darci  coraggio, malgrado le ombre della vita.

 Questo è il messaggio che giunge  nel calar della sera, nel pane spezzato dell’Eucaristia, nell’acqua del fonte, nel sangue del Redentore.

       Anche  noi come le donne ci chiediamo: «chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro»(Mc 16,3).

Siamo venuti con questo interrogativo nel cuore, nella speranza di incontrarLo, con il desiderio di prenderci cura del Suo Corpo, della Chiesa, delle nostre famiglie, della nostra città, della nostra Diocesi, dei poveri.

Siamo venuti nutrendo l’amore per la vita, tra scenari di morte, come le donne, estreme discepole del Signore.

Non vogliamo più abbandonarlo, vogliamo restare uniti a Lui, alla Sua presenza, nella Sua  memoria.

Chiediamo al Risorto il coraggio per andare lontano, oltre le tempeste,  nel “mare aperto” dell’esistenza.

Non siamo venuti per sigillare con una pietra tombale il Sepolcro di Cristo ma, per contraddire lo spirito del mondo e non annichilirci, delusi  per quello che è parso un fallimento.

Non vogliamo assumere lo stile della lamentazione dei discepoli che si allontanano verso Emmaus.

Vogliamo avere l’audacia delle donne, che, malgrado la loro debolezza, vanno avanti verso il Risorto, tra gli anfratti oscuri del mondo, della vita violata, abortita, violentata. Sospinti solo dall’amore, con lo sguardo al Corpo di Cristo, piagato e glorioso e ascoltando  la Sua voce che accende la vita sulle strade della storia, con passi di pace e di perdono.

Il Vangelo ci narra questo sconvolgente evento, ci parla di un giovane con una veste bianca e di donne impaurite al sepolcro vuoto. Un giovane che annuncia la Resurrezione: «non abbiate paura. Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto non è qui…andate ditelo ai discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea…». (Mc 16,6-7)

Dobbiamo allora provare gioia e riconoscenza, perché Gesù ci apre una prospettiva nuova: la passione non è stata una sconfitta, ma la vittoria dell’Amore.

La «Gioia pasquale è  sentire che l’essere cristiani non è cosa vana, bensì principio di vita nuova e di speranza che non muore».(San Paolo VI, Veglia Pasquale, 17 aprile 1965).

È «credere che non c’è nulla di più bello, di più profondo, più simpatico, più ragionevole, più virile e più perfetto di Cristo…»(F. Dostoevskij, Lettera a Natalija Dmitrievna Fonvizina, 1854).

 È questa la Pasqua: Dio ci svela la luce tra le tenebre e, nel bene ricevuto e donato, sperimentiamo che Gesù è vivo e presente per sempre.

Santa Pasqua di Resurrezione!

+ Sergio Melillo

Diocesi <br>Ariano Irpino - Lacedonia

Diocesi
Ariano Irpino - Lacedonia