Venerdì Santo, l’omelia di S.E.R. Mons. Sergio Melillo

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Ariano Irpino – Basilica cattedrale

30 Marzo 2018

LETTURE: Isaia (52, 13 – 53, 12); Salmo (30); Ebrei (4, 14-16; 5, 7-9); Giovanni (18, 1 – 19, 42)

“Nel momento in cui soffre la sete più radicale, Gesù diventa sorgente eterna”

(H.U. von Balthasar)

         Fratelli,

«Ecco il miracolo della contemplazione
di quel volto spento
che suda sangue e preghiere,
ed ecco le tenebre della morte
cadere non su di lui
ma sugli uomini che l’hanno crocifisso
».

(Alda Merini)

         La liturgia del Venerdì Santo è sovrastata proprio dalla Croce. Una Croce cheillumina la notte del mondo con l’amore divino fino all’estremo.

         Il Crocefisso suscita un raccoglimento silente, la contemplazione e la preghiera.

«Adoriamo la tua Croce Signore, 
lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione. 
Dal legno della Croce è venuta la gioia in tutto il mondo
».

(Liturgia dell’Adorazione della Croce) 

         Dobbiamo lasciarci coinvolgere dalla Sua morte, vinta dalla Suo Amore. La Sua morte e resurrezione sono poste da Dio quale fondamento irremovibile su cui costruire l’ esistenza cristiana. In questo sta il sacrificio d’amore, «Nella nostra capacità di soffrire c’è l’infinito». (Don Primo Mazzolari)

         La Croce di Gesù non potrà mai essere rimossa dalla nostra esperienza. Tanti ci provano a rimuoverla come un segno che inquieta che interroga e da la direttrice di marcia giusta alla vita: un duplice cammino verso Dio e verso il fratelli!

         Dobbiamo dirci che è un’illusione sfuggire alle miserie terrene!

         L’esperienza della debolezza e dell’impotenza, del dolore accompagna la percezione che il Risorto ci è vicino con la sua potenza vincitrice sulla morte e ci attira nella Sua comunione e «alimenta la speranza nel mondo». (Diego Fabbri)

         Ogni stazione della via Crucis è una tappa di tanti incontri mancati. Ci siamo smarriti! Ritroviamo in questo cammino ripristiniamo il senso della nostra umana ricerca!

         Una caduta, una sosta che disorienta, la spoliazione della nostra vita, il Calvario … le Croci che ci assalgono … Crediamo e vorremmo fuggire via ma troveremo là sempre il Crocifisso piantato presso ogni povero con noi di fatto non amiamo.

         Passano gli anni, il tempo della nostra vita, con colori diversi delle stagioni, si modificano i nostri sguardi, i tentativi di trovare risposte. L’Uomo della Croce ci sta sempre e continua con amore ad interrogarci.

         Gesù non si illude: ci conosce bene, noi siamo la causa della sua agonia di ieri, di oggi e di sempre. «Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo. Durante tutto questo tempo, non si può dormire» (B. Pascale, Pensieri 533).

        Il mondo è così in agonia fino al Suo ritorno. Il Cristo è in agonia per noi. Noi non abbiamo la lucidità dello spirito impregnato di preghiera di di gesti per trarre “profitto” dal prezioso e sovrabbondante dono della Sua vita data per noi.

         Tutto non il suo sacrificio accade perchè noi non l’abbiamo riconosciuto, il Signore,Gesù è morto anche per coloro che tra noi si rifutano e non vogliono riconoscere, la Sua presenza, il suo Amore!

         Cristo è in mezzo a noi e non lo riconosciamo. La povertà è quella di non conoscere Cristo ed agire di conseguenza per rimuovere il peccato che conduce a creare i “poveri” che affollano la vita.

         Può diventare vana la Croce per noi, e che abbiamo abitutine di averla davanti non ci faccia sorgere nel cuore il senso della sua crudeltà della sua ignominia … Non dobbiamo abituarci alla Croce senza sentire emozioni e compassione che essa suscita. È l’immagine del Cristo flagellato, del Cristo agonizante, del Cristo che muore per noi.

«Eppure – dice il profeta Isaia – egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti
» (Is 53,4-5)

         Facciamo sì che questo tragico epilogo della passione di Nostro Signore non ci lasci indifferenti! Chiediamaci perchè, e quale è il significato della Sua Passione? Per me per le mia gente, per la nostra città, per la nostra Chiesa, per il mondo?

         È la passione di Cristo un atto d’amore che si unisce alla sofferenza del mondo, trasfigura questa sofferenza che ci visita sempre, ci mette in scacco, elevandola. È il prezzo pagato per il nostro riscatto. È morto Gesù per noi e da quella morte ne viene la nostra salvezza.

         L’arte cristiana fa scaturire da quella Croce su Golgota rivoli di limpide acqua ossia la Grazia santificante dei sacramenti. Un torrente di Misericordia che trova nel Suo Volto Misericordioso, piagato e sfregiato da dolore innocente che abita il nostro cuore mentre Gesù continua ad offrirci l’inestimabile certezza del perdono.

         Cristo ci dice: «…sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce»(Vangelo di Giovanni).

Cristo, testimone della Verità, si è fatto debole per noi, per guarirci. Anche noi come i discepoli siamo deboli ed in fuga lasciando libero il campo al Tentatore.

         Si deve accendere una lotta nel nostro intimo,«Coloro che ritengono di credere in Dio, ma senza la passione nei loro cuori, l’angustia nel pensiero, senza incertezze, senza dubbi, senza un elemento di disperazione anche nella loro consolazione, credono solo nell’Idea di Dio, non in Dio stesso.»(Miguel de Unamuno).

                                     Gesù Crocifisso abbi pietà di noi!

   + Sergio, vescovo

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