Aver cura della gioia è una responsabilità della famiglia. Terza giornata del XXXV° Convegno Pastorale

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“Dio per rivelare se stesso assume il linguaggio familiare.” Così Padre Francesco De Feo nella lectio che ha aperto la Terza Giornata di riflessione del Convegno, che con gli ospiti relatori Franco Miano e Giuseppina De Simone, ha centrato la sua attenzione sulla “responsabilità della famiglia nell’aver cura della gioia”.

La forza della famiglia si trova nella casa di ciascuno (sal 138) – ha continuato il padre francescano – così come in Genesi è scritto che “in principio Dio creò il cielo e la terra e… disse che era cosa buona”; ciò che si dischiude è una famiglia dove si rinnova la benedizione genesiaca. E nel brano stesso della Genesi c’è l’invito all’umanità a fare tesoro di questo dono che il Signore fa a ciascun creato.

Il Vescovo nella sua introduzione ha sottolineato come il prendersi cura, ciò che quindi come Chiesa ci interessa, è una necessità della vita. Esigenza espressa nell’atto creativo di Dio, segno del suo Amore; “l’ambito familiare è proprio un laboratorio di questo Amore. Ecco che la famiglia va dunque amata, sostenuta e resa protagonista dell’educazione per i figli e l’intera comunità.” Tutto questo dà vita a quella gioia che il Signore ha promesso per i suoi figli: ecco che la gioia del Vangelo, del focolare domestico vissuto tra relazioni sane e robuste, diventa la gioia stessa del focolare domestico, di cui però prendersi cura. La famiglia, dunque, è un’opportunità, ricorda il Papa nell’Amoris Laetitia. Un’opportunità che produce gioia nel mondo.

Giuseppina De Simone nel suo intervento, Ogni famiglia è gravida di gioia e deve poter generare alla gioia. La famiglia è grembo di gioia. Così ha sottolineato continuamente Papa Francesco in un invito continuo alla gioia nella sua ultima enciclica.

Famiglie distrutte in questi giorni da morte, dolore, a partire dalle quali ricostruire, la vita. Questa gioia non è allegria effimera, intensa quanto superficiale, è una gioia che si radica profondamente nel cuore che non può essere distrutta neppure dal dolore, ma che è capace qui di riemergere.

La gioia dice il papa accompagna la vita e diventa tanto più questa vita cresce in profondità negli anni. La gioia non è dunque solo quella giovanile. Per San Tommaso è “dilatazione dell’ampiezza del cuore”. È capacità di sentire la vita in profondità.

E attenzione che una famiglia non è laddove tutto è perfetto. La bellezza della famiglia si consolida proprio nelle difficoltà, nella complessità che contraddistingue la vita della famiglia. In tutto questo il Signore è presente con la sua grazia dentro la vita quotidiana.

“Si ha cura quindi di quello che si riconosce come un bene, delle cose che valgono, tanto più sono preziose e tanto più sono fragili. Cos’ è la famiglia, la sua gioia: qualcosa di prezioso e proprio per questo qualcosa di fragile, proprio per questo bisogna averne cura. Un dono che va portato avanti giorno dopo giorno.”

Nel cap. 4 il Papa offre una lettura bellissima dell’inno alla carità; nell’introdurre il commento dice: “questo è quello che si vive ogni giorno nella famiglia”, tra gli sposi e con i figli. Ma il cammino prevede un divenire dove tutti siamo chiamati a crescere. E cresce se è alimentata dalla gioia del cuore. Accogliendo ovviamente anche le imperfezioni, dandosi tempo, il tempo dell’ascolto. Accettare che il nostro amore si trasformi nel tempo: non si può fissare l’amore in una forma perfetta, l’amore cresce, diviene e si trasforma nelle divesre stagioni, nei diversi tempi. Un amore che generativo.

Franco Miano ha sottolineato però che la gioia è sorella della responsabilità. Da parte della famiglia c’è la responsabilità della gioia. La responsabilità non è un peso ma innanzitutto una gioia. È una responsabilità che richiede impegno ma è fondamentale.

La prima responsabilità della famiglia è generare la cura della vita. Alla famiglia è affidata la cura della vita. A questo generare vita concorre la famiglia in senso allargato. Il cammino che genera vita è un cammino che si fa incontro. È a partire dalla famiglia che si innescano processi di umanizzazione della realtà. La politica può certamente far molto ma la famiglia deve essere consapevole e rivendicare questo ruolo sociale che la caratterizza.

“Non c’è bisogno di essere chissà chi per evangelizzare ma bisogna essere sé stessi. Come famiglie non bisogna essere solo fruitori ma CORRESPONSABILI dell’azione pastorale.”

Oggi anche al sud non c’è un’autentica solidarietà familiare che sarebbe il punto di partenza nell’opera e nell’azione evangelizzatrice. “L’obiettivo è comprendere che la famiglia oggi è corresponsabile nell’annuncio del vangelo.” Questo è possibile riprendendo a raccontare la bellezza del matrimonio cristiano, senza falsità, senza eliminare le difficoltà.

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