«Dalla Gioia del Vangelo alla Gioia della Famiglia: un percorso educativo da condividere»
XXXV° Convegno Pastorale – Ariano Irpino, 25 – 26 – 27 – 28 agosto 2016
Introduzione alla relazione di Monsignor Pietro Milite
Uditore del Tribunale Apostolico Rota Romana
«La legge di riforma del processo matrimoniale voluta da Papa Francesco in ordine alla salus animarum»
26 agosto 2016 – ore 16.30
La famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo, appartiene al “sogno” di Dio e della sua Chiesa per la salvezza dell’umanità.[1]
In questa luce appaiono chiaramente le note e le esigenze caratteristiche dell’amore coniugale […]. È prima di tutto amore pienamente umano, vale a dire sensibile e spirituale.[2]
La famiglia è davvero un viaggio impegnativo… sono incalcolabili la forza, la carica di umanità in essa contenute: l’aiuto reciproco, le relazioni che crescono con il crescere delle persone, la generatività, l’accompagnamento educativo, la condivisione delle gioie e delle difficoltà. La famiglia è il luogo in cui si vive la «gioia dell’amore». Ci sono tanti segni che dicono la crisi del matrimonio, ma nonostante tutto «il desiderio di famiglia resta vivo, in specie fra i giovani… Del resto, «nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale sviluppo della propria capacità di amare» (AL 325).[3]
Aveva utilizzato l’espressione Amoris Laetitia già Benedetto XVI nella Lettera apostolica Porta Fidei, per l’Anno della Fede: «La gioia dell’amore (amoris laetitia), la risposta al dramma della sofferenza e del dolore, la forza del perdono davanti all’offesa ricevuta e la vittoria della vita dinanzi al vuoto della morte, tutto trova compimento nel mistero della sua [di Gesù Cristo] Incarnazione, del suo farsi uomo, del condividere con noi la debolezza umana per trasformarla con la potenza della sua Risurrezione».[4]
Il termine «gioia» è uno dei più ricorrenti del vocabolario bergogliano. Esso si declina spesso con aggettivi quali «nuova», «creativa», «spirituale», «profonda», «intima», «immensa», «irrefrenabile», «eterna», «piena», «escatologica». [5]
In Diocesi lo scorso 21 maggio, a seguito della pubblicazione del Motu proprio di Papa Francesco – Mitis Iudex Dominus Iesus sulla riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio – abbiamo avuto un incontro del presbiterio con Mons. Pio Vito Pinto – Decano del Tribunale Apostolico della Rota Romana. Abbiamo affrontato il tema che suscita nel Popolo di Dio molte attese con una interpretazione – a volte – approssimativa.
Quello che possiamo dire oggi – afferma Pinto – è che il Papa ha manifestato l’anima della riforma – al centro ci sono i poveri privi dei fondamentali diritti… anche i battezzati lontani dalla fede e tra questi il numero indefinito di coppie che posero il loro vincolo coniugale invalidamente, soprattutto per l’assenza anche del minimo della conoscenza e perciò dell’accettazione consapevole dei valori che preservano l’indissolubilità del vincolo sacro – e che senza di questa ogni riforma è inutile -, anche la questione stessa, pur nodale, di riprendere, con la centralità del Vescovo diocesano, l’essenziale duopolio Vescovo di Roma e i Vescovi capi delle chiese sparse nel mondo.[6]
La Chiesa – nello stesso tempo – può mostrare l’amore misericordioso di Dio verso le famiglie, in particolare quelle ferite dal peccato, dalle prove della vita, e proclamare l’irrinunciabile verità del matrimonio secondo il disegno di Dio. Questo servizio è affidato primariamente al Papa e ai Vescovi.[7]
La pubblicazione dell’esortazione apostolica “Amoris Laetitia” ha richiamato l’attenzione a quest’agenzia educativa spesso “ferita”.
Ieri, il professor Carmelo Dotolo, ci ha detto che la famiglia è un dono ed un compito: dono che si coniuga con il termine “gratuità”, compito, invece, con quello di “dedizione”.
La relazione di questa sera è un aiuto al nostro percorso educativo e di discernimento sulla vita familiare.
Credo di poter dire che l’esortazione “Amoris laetitia” vada meditata con il preludio della riforma del “Mitis Iudex Dominus Iesus”, che riguarda sì la norma giuridica ma che – in verità – riguarda la pastorale nella visione ecclesiologica del Vaticano II°.
Anche la puntuale analisi che ascolteremo da monsignor Milite – che ringrazio fin d’ora – sulla riforma di Papa Francesco, non prescinda da questo dato.
Bisogna fare in modo che la pastorale si “serva” del diritto che è come un “suo distillato”, uno strumento chiaro – appunto giuridico – per procedere su un terreno accidentato e vitale come quello familiare. Anzi, il diritto mette in chiaro la necessità di una pastorale trasversale nell’evangelizzazione: una pastorale familiare che va oltre i lodevoli percorsi matrimoniali; un vero e proprio catecumenato familiare.[8]
Questo cambiamento di registro, nella continuità della fede e della Tradizione, esige che non ci rinserriamo in un fortilizio, come in una cittadella assediata nel deserto dei Tartari (Dino Buzzati).
Papa Francesco ci chiede di non chiuderci!
Chiudersi… è un pericolo: ci chiudiamo nella parrocchia, con gli amici, nel movimento, con coloro con i quali pensiamo le stesse cose… ma sapete che cosa succede? Quando la Chiesa diventa chiusa, si ammala. Pensate ad una stanza chiusa per un anno; quando tu vai, c’è odore di umidità, ci sono tante cose che non vanno. Una Chiesa chiusa è la stessa cosa: è una Chiesa ammalata. La Chiesa deve uscire da se stessa. Dove? Verso le periferie esistenziali, qualsiasi esse siano, ma uscire. Gesù ci dice: “Andate per tutto il mondo! Andate! Predicate! Date testimonianza del Vangelo!”[9]
E la famiglia oggi appare spesso una “periferia esistenziale”!
Il fedele è un uomo nuovo la cui identità è determinata dall’appartenenza al Popolo di Dio, corpo mistico e Chiesa di Cristo. Nella normativa del 1983 e negli sviluppi conseguenti il Christifidelis (il fedele) è diventato il soggetto principale: “la figura teologica e giuridica del fedele ingloba al contempo quella del laico, quella dell’ordinato e quella del religioso… senza mai confondersi con uno di questi stati” [10]
Il carattere dell’ordinamento giuridico ecclesiale, il risultato dal suo nocciolo essenziale, riguarda direttamente la missione della Chiesa e la tutela dell’autenticità della Parola e del Sacramento.
L’effettiva applicazione del nuovo processo per la dichiarazione delle nullità del matrimonio richiede allora non solo strutture giurisdizionali ma come prima dicevo un adeguato servizio pastorale.
La via del matrimonio sarà agevolata, se la formazione d’una famiglia sarà presentata ai giovani e se sarà compresa da chi intende fondare un proprio focolare come una vocazione, come una missione.[11]
XSergio Melillo
vescovo
[1] Cfr Pio XI, Litt. enc. Casti connubii, 31 dicembre 1930: AAS 22 (1930), 541.
[2] Cfr. Paolo VI, Litt. enc. Humanae Vitae, 25 luglio 1968. AAS (1968), 9.
[3] Cfr. Antonio Spadaro, Amoris Laetitia,Struttura e significato dell’Esortazione apostolica post-sinodale di Papa Francesco, in La Civiltà Cattolica 2016 II 105-128 | 3980 (23 aprile 2016).
[4] Cfr. Motu Proprio, Porta Fidei, 11 ottobre 2011: AAS (2011), 13.
[5] Cfr J. M. Bergoglio, In Lui solo la speranza. Esercizi spirituali ai vescovi spagnoli (15-22 gennaio 2006), Milano – Città del Vaticano, Jaca Book – Libr. Ed. Vaticana, 2013, 74 s, n. 2.
[6] P. V. Pinto, Incontro con il presbiterio, Ariano irpino 21 maggio 2016.
[7] Papa Francesco, Discorso In occasione dell’inaugurazione dell’anno Giudiziario del Tribunale della Rota Romana, 22 gennaio 2016.
[8] La Chiesa, dunque, con rinnovato senso di responsabilità continua a proporre il matrimonio, nei suoi elementi essenziali – prole, bene dei coniugi, unità, indissolubilità, sacramentalità –, non come un ideale per pochi, nonostante i moderni modelli centrati sull’effimero e sul transitorio, ma come una realtà che, nella grazia di Cristo, può essere vissuta da tutti i fedeli battezzati. E perciò, a maggior ragione, l’urgenza pastorale, che coinvolge tutte le strutture della Chiesa, spinge a convergere verso un comune intento ordinato alla preparazione adeguata al matrimonio, in una sorta di nuovo catecumenato – sottolineo questo: in una sorta di nuovo catecumenato – tanto auspicato da alcuni Padri Sinodali.
Cfr. Papa Francesco, Discorso in occasione dell’inaugurazione dell’anno Giudiziario del Tribunale della Rota Romana, 22 gennaio 2016
[9] Papa Francesco, Veglia di Pentecoste, Incontro con i Movimenti e le Associazioni, 18 maggio 2013.
[10] Recueil, Corecco, p. 256
[11] G. B. Montini, Lettera Pastorale all’Arcidiocesi ambrosiana per la Quaresima del 1960.