Il Vescovo Melillo: “La comunione è l’arcata più importante nel progetto della vita cristiana e pastorale”

Facebook
Twitter
LinkedIn

n occasione dell’inizio delle nuove attività promosse dalla Pastorale Giovanile, il vescovo Mons. Sergio Melillo, lunedì 25 settembre, ha fatto visita ai ragazzi del Centro “Casa Nostra a Loreto” (Ariano Irpino), lasciando loro le seguenti parole:

“La Parola di Dio, nel testo di Paolo (Col 1, 9b-11), ci aiuta a comprendere il senso del lavoro che siamo chiamati a compiere: innanzitutto a conoscere, conoscere la volontà di Dio. È un’opera abbastanza impegnativa perché conoscere significa impegnarsi, frequentarsi, ascoltarci, far passare tutti i nostri rapporti attraverso un dialogo costante con il Signore nella preghiera. Non è una conoscenza intellettuale, di contenuti, ma è soprattutto porsi domande di senso, in particolare per la Pastorale Giovanile, su come accompagnare i giovani e come accompagnarci in quest’anno che è un anno davvero impegnativo perché ci proietta verso il Sinodo che è dedicato proprio ai giovani, alla fede e al discernimento vocazionale, il che significa “come viviamo noi il rapporto con il Signore attraverso tutte quelle belle potenzialità che appartengono proprio alla giovinezza”. È come quando uno deve costruire un edigicio: uno degli impegni fondamentali è affidarsi a un buon ingegnere, un buon tecnico, e nella costruzione ci sono archi e pilastri. Uno dei primi archi che nella progettazione della vita cristiana e, quindi, della Pastorale dobbiamo mettere è la “comunione” che è l’arcata più importante, quella che sorregge tutto, quella pietra angolare che ci fa capire il senso del nostro rapporto con Gesù. Dobbiamo vivere come comunione che non è un nomen. Ci sono intere biblioteche dedicate allo studio dell’epistolario paolino in cui compare il termine comunione. Questa comunione significa costruire insieme un rapporto: vivere in una comunità che ci fa sentire uno accanto all’altro, uno diverso dall’altro ma uno complemento dell’altro. Per poter vivere questa comunione dobbiamo avere un canale sempre aperto con il Signore perché compito dello stare insieme nostro è come annunciare non solo agli altri ma anche a noi stessi. È bellissima una riflessione sul silenzio scritta da un sacerdote spagnolo: “Nel silenzio torniamo all’essenza di noi stessi, facciamo come un pellegrinaggio tra la mente e il cuore, un pellegrinaggio interiore che ripercorriamo con la nostra vita”. Dobbiamo avere il coraggio di fare silenzio in noi stessi, un silenzio che non esclude il mondo ma che include il mondo perché include Dio. Questo serve per capire che cosa possiamo fare di meglio insieme, per voi giovani e, soprattutto, verso i giovani che si affacciano in questa casa, la loro casa, Casa Nostra, che è anche la loro casa, e con loro dobbiamo anche percorrere un pellegrinaggio.

Ci dobbiamo interrogare su tre cose: innanzitutto capire oggi a che punto è il nostro cammino, il nostro cammino di vita, capire poi il mondo che è un mondo complesso, in rapido cambiamento e anche comprendere come questa realtà non vada rifuggita. Perciò compito per noi importante è quello di “andare” come dice sempre il papa, di “uscire”, incontrare i giovani e capire dov’è il loro cuore, dov’è la loro vita. Bisogna avere un progetto, non solo un progetto di metodo ma un progetto di vita: ognuno di noi deve capire dove si situa e come è situato attraverso questa voglia di approcciare la vita, come di incontrare gli altri. L’incontro accade non tanto con parole ma con sguardi, segni, gesti, atteggiamenti, amicizia, generosità. Abbiamo, quindi, innanzitutto il compito di fare analisi su noi stessi per comprendere meglio gli altri. C’è stato recentemente un convegno in preparazione al Sinodo in cui è emerso che i giovani affermano che hanno bisogno principalmente di conoscere se stessi. Questo è il compito che dovete affrontare, non solo insieme ma anche singolarmente. Dobbiamo accompagnarci a vicenda. Quindi un’altra parola d’ordine, insieme alla comunione, è “accompagnamento”, sapersi accompagnare in quest’anno e nella vita. Dobbiamo essere segno di fraternità. In conclusione, dobbiamo avere il desiderio di ascoltarci, di avere una finestra sempre aperta, di avere un dialogo tra noi e il Signore, di saper costruire un progetto coerente con la nostra vita e con la vita degli altri.”

Diocesi <br>Ariano Irpino - Lacedonia

Diocesi
Ariano Irpino - Lacedonia